Serie B/conosciamoli: Nicola Bastone

Uno dei diversi volti nuovi della Tramarossa Vicenza per la stagione 2020-21, ormai prossima all’avvio, è Nicola Bastone, ala dotata di grande fisico e capace di rivestire entrambi i ruoli di ala e che ormai da dieci anni calca i parquet di Serie B. Classe 1992, vanta una lunga carriera, iniziata nel vivaio della Fortitudo, per poi proseguire Napoli, Villafranca Veronese, Benevento, Isernia, Mola, Senigallia, Bergamo, Giulianova, Firenze e Porto Sant’Elpidio prima di approdare alla nostra Tramarossa. Adesso si trova a La Spezia, a casa sua, dove si sta allenando in vista della prossima stagione “Sono sempre lontano da casa durante l’anno” spiega “quindi ho deciso di passare l’estate qui dove mi alleno ogni giorno”.

Come hai maturato la scelta di venire a Vicenza?
“Il tutto è stato molto veloce veloce: il coach, che mi aveva allenato a Bergamo, mi ha chiamato e illustrato il progetto tecnico e come avremmo lavorato, la squadra che si andava ad assemblare. Mi hanno sempre parlato bene di Vicenza, sia come società che come città, che si trova in una regione che mi piace molto e dove ho già giocato. Ci sono tante squadre e tanta passione e quindi ho deciso di accettare. Sono molto contento della mia decisione.”

I tuoi compagni di squadra futuri li conosci già?
“Ne conosco la maggior parte, perché ci siamo affrontati da avversari. Il gruppo di Giulianova l’ho visto tutto l’anno scorso e in passato ho trovato anche Corral. Quello che conosco meglio però credo sia Cernivani, perché ci siamo affrontati parecchie volte in passato. Credo siano tutti ottimi giocatori e sono contento di averli in squadra con me. Li ho avuti da avversario e ne conosco il valore.”

Che Tramarossa sarà quella allenata da Ciocca? Cosa ci dovremo aspettare?
“Sarà una Tramarossa che darà il massimo in ogni partita, che non mollerà di un centimetro, che cercherà di entrare subito nelle idee di un allenatore esperto per la categoria. Venderemo cara la pelle, insomma. Dobbiamo trovare in fretta un’alchimia di squadra. Certo, siamo ancora molto in balia degli eventi: non sappiamo né quando inizieremo, né quale sarà il girone in cui andremo a giocare. L’intenzione però è quella di essere una squadra rognosa e che lotti.”

Tu, Corral, Hidalgo, Cernivani. Le soluzioni in attacco della Tramarossa nella prossima stagione sembrano tante. Come sarà dividersi i compiti offensivi?
“Avendo tanti giocatori pericolosi, ognuno con le proprie caratteristiche, dobbiamo far valere queste peculiarità. Le squadre migliori sono quelle che sanno distribuire i punti e i tiri tra i vari giocatori, in maniera coerente e rispettando le abilità di ognuno. Il nostro compito sarà di ripartire in tutto il gruppo le responsabilità, poi capiterà la partita in cui uno fa due punti e qualcun altro quindici, l’importante però è arrivare alla vittoria. Siamo cinque over ma tra di noi c’è tanta esperienza, secondo me non ci sarà problema.”

Sei un’ala duttile, sai giocare sia da 3 che da 4. Tu che giocatore ti definisci?
“È sempre stata una mia caratteristica l’avere più dimensioni, essere in grado di fare più cose. Negli ultimi anni ho giocato più da tre che da quattro, ma credo che quest’anno mi verrà chiesto di fare un po’ e un po’. Il basket sta evolvendo in modo molto particolare, con quintetti atipici: l’essere in grado di adattarsi è un’abilità che torna comoda sia a me che alle squadre in cui gioco. Il coach sa bene le mie caratteristiche e cosa posso dare.”

A proposito di evoluzione: negli anni hai costruito un tiro da tre sempre più efficace. Quanto sta cambiando il gioco in questi anni e quanto è importante avere un’evoluzione come giocatore?
“Ho fatto le giovanili alle Fortitudo Bologna e poi alla Virtus dopo il fallimento e al tiravamo da tre solo quando avevamo spazio, lavoravamo molto di più sul palleggio arresto e tiro. Negli anni mi sono dovuto adattare, ma ho un’etica del lavoro importante e mi alleno sempre il più possibile, senza snaturarmi. Le percentuali sono una conseguenza dell’allenamento svolto e anche del prendersi i tiri.”

Hai qualche giocatore che ti è stato d’ispirazione in questi anni?
“Ah, domanda difficile (ride, ndr). Ce ne sono tanti che seguo, diciamo che se devo sceglierne uno, e più che un modello d’ispirazione direi che è stato colui che mi ha fatto innamorare della pallacanestro, dico Kobe Bryant. Unico per la mentalità e l’etica del lavoro messe in campo.”

Tra le tante maglie che hai vestito, quali sono i ricordi più belli che hai?
“Ne ho tanti, ne scelgo due che siano di auspicio per la nuova stagione. Il primo è la serie di play-off contro Cento del 2017, vinta 3-0 con un tiro allo scadere dell’ultima sfida, e che ci schiuse le porte per la Final Four di Montecatini. Il secondo è una partita giocata a Firenze, al Mandela Forum, contro Valsesia: avere 4000 tifosi che cantano ed esultano per te è un’emozione unica, che spero di rivivere al più presto.”

In chiusura, hai qualche augurio da fare ai tifosi?
“Intanto spero e mi auguro di poterli vedere il più presto possibile al palazzetto. Mi è stato detto che sono dei grandi tifosi e ne voglio sentire il calore. Noi daremo il 100% sempre senza mollare un centimetro, dando tutto quello che abbiamo. Questa è la promessa che gli faccio. “